di G.G. #Lopinione twitter@gaiaitaliacomlo #Arabo
La politica ispirata dal tortellino al ragù di certo cattofascismo all’emiliana, il suo gretto contadinismo culinario eletto ad ispirazione della politica nazionale condito con massicce dosi di al lupo al lupo ed il necessario grasso che cola (ed obnubila), ha colpito la nebbiosa provincia della bassa modenese ed ha detto “Nein!” ad una corso di arabo e cultura araba che doveva tenersi, a partire dal 13 gennaio 2019, in una scuola di S. Felice sul Panaro, assai poco ridente loculo dove la nebbia si taglia a cubetti, già colpito da un feroce terremoto – e non ci stiamo riferendo all’incultura di chi la polemica ha montato a fini esclusivamente politico-razzista-propagandistici ad usum politicanti. Risultato: cultura araba “Raus!”.
L’iniziativa, una delle tante che vengono prese nelle scuole italiane e delle quali si ignora l’utilità ultima, – un corso di approfondimento dell’inglese sarebbe stato più adatto, non per razzismo culturale, ma per le opportunità che la lingua franca odierna offre – era stata presa dalla preside di una scuola insieme all’associazione del paese “La Pace”, composta da immigrati nordafricani e prevedeva l’insegnamento della lingua araba e della cultura islamica, sulle cui profonde influenze Sicilia e sud Italia sono in parte costruite, senza che per questo siano diventate territorio di colonizzazione islamista.
Alcuni genitori hanno sollevato un putiferio immaginando già i loro pargoli pronti a farsi saltare in aria in nome del jihadismo ed hanno messo in moto il proselitismo razzista di cui incolpano gli altri. Perché è tanto difficile non fare cazzate, signora mia.
Ne è seguito l’intervento del politichino in cerca di gloria post-tortellino domenicale, e via ad ingrassare le fila dello stupidismo. Proprio come se ce ne fosse bisogno.
Questo scrivente (io!), parla, scrive e comprende la lingua araba. Conosce con una certa profondità la cultura islamica. Non per questo è diventato un pericoloso terrorista resistendo – addirittura! – alla lettura del libro sacro dell’Islam che, posso assicurarvelo, presenta passi di assoluta e profonda saggezza (anche rispetto al quotidiano) che non ci aspettiamo che i genitori di questi poveri bambini, perché poveri sono questi pargoli, si prendano la briga di andare a scoprire. Questo studio, come tanti altri che questi scrivente ha fatto, è servito a crescere, conoscere, comprendere e mi ha aiutato a vivere una vita più piena. Perché parlare le lingue vuol dire conoscersi. E alla luce di questo semplice ragionamento di un poveraccio, io, si capisce come mai l’Italia sia sempre più isolata sul piano internazionale: qui le lingue straniere, si imparano male, si parlano peggio e spesso non si imparano né si parlano.
Tutto ciò è insito nella paura di perdere il primato del tortellino e del grasso che cola (ed obnubila) perché se poi scopri che il tajin è buono ti tocca mescolarti con certa gentaglia per comprare la carne halal (non preparatelo con i tagli nostrani, che non sono adatti a quel tipo di cottura, lo dico per voi… Ma non mi aspetto mi ascoltiate)…
Ecco così servita, in questa domenica di gennaio, una patetica storiella scatenata dalla politica della lasagna come connotato culturale di una regione e di un certo cattofascismo che dalla regione proviene.
Dalla grassa bassa modenese l’ennesimo putiferio che, in nome del nulla, non considera che l’iniziativa poteva avere mille altre ragioni per essere contestata dal punto di vista di ciò che conterebbe, scatenato in nome di una presa di parte cieca e stupida che sta trasformando l’Italia in un terreno di guerra sul quale la solita politica inconcludente e dalla panza che deborda praticata da urlatori di professione, invoca addirittura un intervento governativo per impedire un’iniziativa culturale, e pratica il suo orribile scarnificar di masse ignare, così cieche da fare paura. Lo spirito del ventennio aleggia! Emigrare, emigrare!
P.S. E’ meraviglioso imparare a leggere e scrivere da destra a sinistra. Meraviglioso. Certo, prima bisogna imparare a praticare i due esercizi nella propria lingua madre. E non è detto che tracciare e comprendere segni voglia dire leggere o scrivere…
(13 gennaio 2019)
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