di Paolo M. Minciotti, #Lopinione
Spiace signor Sindaco. Non siamo d’accordo. E sarebbe ora che la piantassimo di voler salvare ciò che ormai non è più possibile salvare. I nostri ragazzi son lasciati a loro stessi, anche nella Modena che “non si gira dall’altra parte” – parole sindacali e quindi sindacabili. Com’è possibile che una tredicenne venga trovata in tali condizioni, con ragazzini che tornano per riprendersela, presumibilmente senza riuscirci, immaginabili come ugualmente ubriachi, coetanei, cioè tredicenni a loro volta. E le famiglie dov’erano?
Qui nessuno ce l’ha con il Sindaco Muzzarelli e quindi pubblichiamo l’intervento:
“Modena non si gira dall’altra parte.
Non ci basta sapere che non si tratta di uno stupro, come purtroppo è stato qualificato in un primo momento facendo pensare a un’aggressione. La decisa smentita delle Procure di Modena e dei Minori fa chiarezza su questo aspetto che ha tenuto in ansia la città.
Però, appunto, non ci basta sapere che non si tratta di uno stupro, perché ciò che è avvenuto l’altra sera non ci può lasciare indifferenti.
Non possiamo pensare che, non essendosi compiuto il grave e violento reato, ciò che è successo sia comunque da accettare come normalità.
Hanno fatto bene, quindi, coloro che si sono preoccupati di ciò che avveniva sulle gradinate e hanno segnalato una situazione che li ha sconcertati.
È così che agisce una comunità: ci si preoccupa degli altri, soprattutto di chi pare essere più debole.
E quella ragazzina aveva bisogno di aiuto.
Vittima più volte: dell’abuso di alcol, forse di amicizie sbagliate e, sicuramente, di sé stessa [sic].
È vero, non è solo un problema di ordine pubblico e sicurezza urbana che si può risolvere con più forze dell’ordine, con più telecamere, con più controlli. Tutto ciò sicuramente è utile alla città e stiamo lavorando per migliorare ancora, intensificando, per esempio, i controlli su chi vende alcolici ai minori.
Ma non è solo questo lo sforzo che dobbiamo fare per tendere la mano a lei e a quei tanti ragazzi ancora impreparati alla vita, anche a coloro che pare abbiano cercato di “difenderla” da chi la stava davvero aiutando.
Perché anche loro evidentemente sono vittime di un disagio in cui rischiano di bruciare la propria giovinezza: una sbagliata concezione di amicizia, dove non ci si fa carico di chi ha bisogno; la mancanza di educazione all’affettività, senza rispetto per il proprio corpo e per quello altrui; un abuso di alcol e di sostanze, forse per colmare un vuoto che ha bisogno di maggiore attenzione dal mondo degli adulti.
Le istituzioni, la scuola, l’associazionismo, le famiglie forse non colgono sempre la richiesta di aiuto che arriva dai ragazzi, soprattutto dopo questi quasi due anni sconvolti dalla pandemia.
Abbiamo di fronte una sfida educativa da affrontare moltiplicando gli sforzi, cercando di riconoscere i segnali del disagio e proponendo opportunità per accompagnare il percorso di crescita delle nostre ragazze e dei nostri ragazzi. Anche rafforzando la rete dei servizi sociali e sperimentando forme innovative di coinvolgimento con tutte le agenzie educative del territorio.
Modena è una città che a parole fa molto contro il disagio, ma è anche una città dove regnano un’indifferenza e uno snobismo un po’ contadinotto, unitamente ad una grandeur francamente fuori luogo, che non deve lasciare indifferenti perché è di per sé disagio. Certo il suo Sindaco, e lo scriviamo con rispetto, balla in prima fila al Gay Pride mentre suonano YMCA, e non è usuale. Ma l’insopportabile perfettinismo della Città e delle sue giunte, l’immagine di cittadina dove tutto funziona, dove tutti sono accolti, dove c’è spazio per tutti, Sig. Sindaco, è solo quello: un’immagine. E non se ne può più. Perché quella città non è quella cos lì.
Dunque evitiamo di rifarci le unghie con un bel comunicato, alcune belle parole, frasi ad effetto come “vittima di… e anche di se stessa” (se stessa andrebbe rigorosamente senza accento, in onore al vergatore digitale di cui si serve), anzi non usiamo il plurale: lo eviti Lei e la Sua giunta. Quindi evitatelo voi.
Un branco di ragazzini ultraminorenni che si ammucchiano (non c’è nessun riferimento sessuale in questa frase, non ci addentriamo, a differenza di altri quotidiani, nelle prudierie adolescenziali di troppi adulti), sulle scalinate del palco Novi Sad, in un sabato sera qualunque, e una ragazzina di tredici anni raccolta ubriaca fradicia al punto da non avere più nemmeno coscienza di sé; “si muoveva come un automa” ha detto qualcuno, non significa che Modena non ha un problema, significa che fino ad oggi non l’ha visto o non l’ha voluto vedere. Ma il problema c’è, ed è grande come una casa: si chiama “ragazzini che non erano lucidi” e che passano il sabato sera ubriachi su scalinate al buio.
I comunicati istituzionali non bastano, signori della Modena così impegnata a vendersi perfetta da dimenticare di non esserla affatto. Con tutto il rispetto.
(8 novembre 2021)
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