di G.G.
Che questo sia un governo in qualche modo animato da pulsioni illiberali si evince non solo dal delirio di onnipotenza che trasuda dalla proposta sul premierato, la chiamano così la nuova proposta che solletica il sottile autoritarismo che trasuda dalla presidente del Consiglio al comando, ma anche dal livore con cui viene attaccato lo sciopero generale del 17 novembre che vede prima Salvini e poi il Garante mettersi di traverso.
Salvini lo ha fatto a modo suo, accusando Landini di volersi fare un “weekend lungo” che per “che non ha mai lavorato in vita sua” (parole di Landini) non è esattamente una battuta che lascia il segno. Il Garante, in soldoni, dice che lo sciopero non s’ha da fare perché crea forti disagi all’utenza. Che è esattamente la ragione per cui si sciopera, per rendere noto – anche attraverso i disagi – che c’è una larga parte del paese che è stanca di prenderlo in quel posto, per rimanere nell’ambito del forbito & trash, e quindi sciopera.
Salvini salta immediatamente sul carro del no, così non va e rimarca la sua posizione, o quella che è convinto di avere salvo ricordarsi dei numerosi elettori della Lega iscritti alla CGIL e ammorbidire i toni lentamente, verso ciò che definirebbe conciliante uno che non ci sente, mentre i sindacati dicono a chiare lettere che lo sciopero ci sarà.
“Confermiamo la proclamazione dello sciopero generale e le sue modalità di svolgimento per la giornata del 17 novembre”, dichiarano congiuntamente Cgil e Uil, e “Non condividiamo la decisione assunta dalla Commissione di garanzia” con un’interpretazione, secondo i sindacati, che non riconoscendo la disciplina dello sciopero generale, “mette in discussione nei fatti l’effettivo esercizio del diritto di sciopero sancito dalla Costituzione a tutte le lavoratrici ed i lavoratori”.
Perché – sembrano sottolineare le posizioni di Palazzo Chigi e delle istituzioni filo-governative – una cosa è dichiararsi democratici e rispettosi della Costituzione, un altro è esserlo e non essere pronti, invece, all’involuzione illiberale del paese a colpi di cambiamenti costituzionali.
(13 novembre 2023)
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