Appellandosi all’articolo 11 della Costituzione che definisce l’impegno dell’Italia a ripudiare la guerra, la giunta Muzzarelli ha chiuso la vicenda della serata filo-russa sulla quale i quotidiani filo-meloniani già filo-berlusconiani e chissà filo-cosa-saranno, avevano allegramente raccontato la loro versione – in onore al Mollicone che invoca la certificazione delle notizie che si pubblicano.
La Giunta modenese, su richiesta del sindaco, ha infatti revocato la concessione della sala per quello che doveva essere un appuntamento dedicato alla “ricostruzione” [sic] di Mariupol che aveva scatenato un putiferio – era intervenuta anche l’ambasciata ucraina a Roma. Gli organizzatori, scrive l’Ansa, avevano definito Mariupol “città-simbolo della rivolta popolare del Donbass contro la giunta di Kiev” e “città martire dell’occupazione banderista (i nazionalisti ucraini, ndr) della durata di otto anni”.
La decisione nel giorno in cui la Russia ha dichiarato fuorilegge il “movimento LGBT internazionale“, entità giuridica sconosciuta, inesistente, di pura fantasia oligarchico-putiniana.
(10 gennaio 2024)
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