di Paolo M. Minciotti
Basta averci vissuto per un po’, anche poco, a Modena, per capire quanto gli abitanti abbiano in alta considerazione non solo la civiltà, la cultura, il benessere, la buona cucina, le eccellenze, ma soprattutto loro stessi che si ritengono essere – e forse anche un po’ a ragione – portatori di tutte le cose in elenco. A Modena, sorvolando sugli inevitabili limiti della provincia, che sono tali in tutta Italia, si vive pure bene. Si mangia meglio. E funziona tutto.
Il rischio è che le indubbie capacità organizzative del luogo rischino di trasformarsi in un perfettinismo un po’ fascistoide che rischia di trasformare la città in un loculo poco vivibile invece di mantenerla un luogo vivibile. Ci abbiamo riflettuto dopo la notizia dei i dodici giorni di sospensione da una specie di tribunale popolare, ché evidentemente tali sembrano sentirsi certi consigli d’Istituto, contro uno studente che ha avuto l’ardire di rilasciare un’intervista a un quotidiano locale che l’Istituto ha ritenuto “lesivo dell’immagina della scuola” o comunque lo vogliano chiamare. Questa è la funzione educativa della scuola? Educare al pensiero critico e costringerti a stare zitto quando parli?
Stanno fioccando ricorsi e se ne parlerà a lungo. Speriamo anche su quelle televisioni nazionali che parlano di tutto fuorché di ciò che andrebbe detto. In ottima compagnia.
(9 febbraio 2024)
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