Riceviamo e pubblichiamo integralmente il comunicato stampa che segue:
Come RECA, rete di comitati e associazioni ambientaliste radicate sul territorio regionale, esprimiamo viva preoccupazione per la risoluzione che l’Assemblea regionale ha votato all’unanimità relativo alla gestione dei territori fluviali. Abbiamo l’impressione che, per cercare di evitare il conflitto, la maggioranza abbia sostanzialmente accolto le posizioni dell’estrema destra, che spesso ha manifestato tendenze negazioniste e marcatamente anti-ambientali, e che non a caso, ora, si vanta di aver di fatto imposto la propria risoluzione. Moltissimi studi di alto livello, e non certo di parte, hanno più volte sostenuto la necessità di non vedere i territori fluviali come pure e semplici strutture idrauliche, ma come ecosistemi complessi che devono veder rispettato il rapporto fra i vari elementi naturali, ivi compresa la presenza degli insediamenti umani. Le stesse linee espresse in numerosi documenti dalla Regione hanno in diversi momenti sottolineato che proprio da un processo di rinaturalizzazione passi la più autentica e duratura tutela del territorio nel suo insieme e delle aree fluviali in particolare. Il contenuto del testo votato risulta essere assai ambiguo, e crediamo sia dettato più dalla volontà di ottenere il consenso di quella parte delle popolazioni alluvionate tutt’ora convinta che il taglio a raso delle vegetazioni fluviali sia la strada da percorrere, che non dall’approfondimento serio di come si debba affrontare la criticità. Ci amareggia il fatto che anche quei consiglieri e quelle consigliere che in passato hanno espresso vicinanza all’elaborazione ambientalista, e su questa hanno anche impostato le proprie campagne elettorali, non abbiano sentito il dovere di distinguersi dal conformismo predominante e non abbiano ritenuto di fare dichiarazioni improntate al pensiero critico e di esprimere un voto contrario. Manifestiamo la nostra ferma convinzione che sul tema della riqualificazione fluviale sia assolutamente necessario procedere ad un percorso di approfondimento scientifico serio, e conseguentemente a decisioni di politica territoriale libere da spinte demagogiche, e improntate invece al ripensamento complessivo dell’intero assetto idrogeologico della nostra regione.
Dal punto di vista del merito infatti, la risoluzione presentata dal consigliere regionale Ferrero di Fratelli d’Italia, emendata dai consiglieri Lucchi e Calvano del PD e approvata all’unanimità dal Consiglio regionale, tocca temi/argomenti veramente pericolosi come “pulizia degli alvei e delle golene” (emendato con “manutenzione degli alvei e delle golene”), il futuro di SIC e ZPS nelle aree golenali e negli alvei (per Ferrero da “eliminare” per l’emendamento a valutarne “l’effettiva incidenza rispetto alla sicurezza idraulica”) che possono portare anche “lontano” da una parte, verso una negazione dei corsi d’acqua come ecosistemi naturali, ma che affermano anche cose ovvie dall’altra come affermare la necessità di “manutenzione degli alvei e delle golene dei fiumi da monte fino alla foce”. Cose di fatto già previste e normate da leggi e piani che aprono il fronte a diverse possibili interpretazioni. Ad esempio, un riferimento alle Linee guida regionali per la riqualificazione integrata dei corsi d’acqua naturali dell’Emilia-Romagna, per la riqualificazione morfologica, per la mitigazione del rischio di alluvione e il miglioramento dello stato ecologico, sarebbe sicuramente stato utile; ma viene il dubbio che i consiglieri stessi non le conoscano.
Se poi a questa risoluzione inutile approvata all’unanimità affianchiamo il Decreto del presidente dell’AdB del Fiume Po di qualche settimana fa, sbandierata a destra e a manca dalla Sottosegretaria della Presidenza regionale come un evento politico di rilievo per il governo del territorio, che annulla i vincoli urbanistici di salvaguardia per le zone alluvionate, per evitare vincoli e ostacoli alla libera attività dei Comuni, viene il sospetto che il partito dei Sindaci stia prendendo il sopravvento sulla pianificazione territoriale a livello regionale ovvero di bacino idrografico, di cui invece di questi tempi si sente un’assoluta necessità.
In generale chiediamo chiarimenti sul testo emendato posto che pulizia si riferisce all’azione di togliere lo sporco…… Così come dovrebbe essere chiaro (o chiarito) che la gestione della vegetazione va gestita modulandola secondo le diversità dei tratti di un fiume e delle funzioni che svolge, anche e soprattutto funzioni ecosistemiche. Che sarebbe necessario fare (da parte del consiglio e dei consiglieri) un approfondimento di qualità del tema ed essere consapevoli della complessità dei sistemi fluviali. Ma soprattutto segnaliamo che il territorio deve essere in grado di affrontare il problema del cambiamento climatico e della necessità di adattamento (riducendo la vulnerabilità e le persone e cose esposte).
Ribadiamo quanto più volte scritto dagli esperti e dalle linee guida regionali per la gestione dei fiumi: gli alberi stabilizzano le sponde con le loro radici, senza alberi gli argini e le sponde sono erose dalla violenza delle acque. Meno alberi vuol dire velocizzare il flusso di acqua, potenziare la sua portata poco più a valle creando disastri maggiori. Già vediamo fenomeni di erosione spondale dovuti alla mancanza di vegetazione, crepe preoccupanti sugli argini.
Come abbiamo detto fin da maggio 2023 “questo non è un paese da ricostruire ma da riprogettare completamente”, richiamando a tal proposito anche le Direttive comunitarie Acque e Alluvioni e ultima ma non ultima la Nature Restoration Law dell’Unione Europea.
Il comunicato è firmato dalla Rete Emergenza Climatica e Ambientale dell’Emilia Romagna.
(20 aprile 2025)
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